Industria 4.0: perché tradurre in italiano?

«La velocità è la forma di estasi che la rivoluzione tecnologica ha regalato all’uomo». 

La lentezza – Milan Kundera

Dalla macchina a vapore alla digitalizzazione totale con l’Internet of Things (IoT). In meno di 250 anni si sono susseguite ben 4 rivoluzioni industriali:

  • La prima si colloca nel 1784: con la nascita della macchina a vapore si assiste a una progressiva meccanizzazione della produzione.
  • La seconda si fa risalire al 1870: si diffonde l’uso dell’elettricità, dell’acciaio, del petrolio come nuova fonte energetica e del motore a scoppio, inizia la produzione di massa e nascono le catene di montaggio.
  • La terza parte nel 1970: con la nascita dell’informatica, gli albori dell’era era digitale portano subito a un incremento dei livelli di automazione grazie all’impiego di sistemi elettronici e dell’IT (Information Technology).
  • E arriviamo ora alla quarta, tuttora in corso, tanto che manca una data univoca di riferimento: caratterizzata da una produzione industriale altamente automatizzata, digitalizzata e interconnessa.

Facciamo un passo alla volta. Per poterla tradurre bisogna prima capirla questa quarta rivoluzione industriale, che, secondo me, è prima di tutto una rivoluzione mentale.

Come mi capita spesso, man mano che approfondisco un argomento mi ci appassiono e anche un po’ affeziono. Penso ad esempio alla produzione snella, la Lean Manufacturing o Production, che mi ha offerto numerosi spunti per l’organizzazione del mio lavoro di traduttrice. Ma sono molti gli argomenti comuni a tutta l’Industria 4.0 che ormai sono diventati parte del mio quotidiano anche se non sono un’industriale e, in realtà, un po’ del quotidiano di tutti.

In questo settore linguistico si ritrovano molte parole inglesi, oppure giapponesi e qualche contaminazione tedesca che sono entrate in uso anche in italiano e non vengono pertanto tradotte. Diventa però necessario fare attenzione, non si può lasciare tutto non tradotto! Lo scopo di ogni testo è far arrivare al destinatario i suoi contenuti in modo corretto, coerente e chiaro.

Quando traduco ho in mente sia il mio cliente (l’azienda che mi commissiona la traduzione) che vuole farsi capire ed essere convincente ed efficace, sia il destinatario ultimo del testo, che spesso coincide con il cliente del mio cliente, che deve poter capire all’istante, perché il suo tempo merita rispetto e non ne ha mai molto a disposizione. Le esigenze di entrambe queste categorie devono essere soddisfatte.

Lasciando troppi termini in inglese, anche quando non è necessario, si raggiunge solo parzialmente lo scopo per cui ogni testo viene scritto e diffuso. E non parliamo di quando si decide di non tradurre proprio niente. Povero testo, lo si lascia lì tronco, sospeso e abbandonato invece di sfruttarne a pieno le potenzialità! La 4a rivoluzione industriale è oggetto di corsi universitari, e, nel settore accademico la terminologia si può anche dare un po’ per scontata, ma i destinatari “reali” sono spesso piccole o medie aziende.

Il mondo dell’industria 4.0 è affascinante, a tratti poetico, etico e molto più complesso degli slogan che condensano con superficialità fuorviante i suoi concetti chiave. Decidere di avere testi in italiano che parlano di come si sta digitalizzando la propria azienda in una realtà già digitalizzata è un atto di lungimiranza educativa che sicuramente porterà benefici a chi sceglie questa strada.

In una società iperconnessa e con un surplus di informazioni, si rischia di rimanere esclusi dall’estasi della velocità di cui parla Kundera o di raggiungerla in stato confusionale, anche perché manca il tempo da dedicare agli approfondimenti. Figuriamoci se gli approfondimenti sono disponibili solo in una lingua di cui non tutti sono ancora perfettamente padroni.

Molti si accontentano di concetti condensati. Io, invece, sono per i concetti spiegati e per provare a conoscere questa nuova rivoluzione industriale senza perdere il senso dell’equilibrio di fronte alla mole di novità in cui, in verità, già viviamo immersi fino al collo.

Prenderò un concetto, un termine, un’espressione alla volta e, con modestia e deferenza, proverò a spiegarli nel corso dei prossimi post.

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2018-11-19T11:57:14+00:00 19 novembre, 2018|