Vigneti e vini a Domaso, in alto Lago di Como – Vineyards and wines in Domaso, North Lake Como
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Domaso: alto Lago di Como. Si vedono bene i fiumi Adda (nell’immagine, a destra) e Mera (sinistra) che sfociano nel lago.
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Siamo a due passi da Valtellina, Val Chiavenna da cui si arriva in Engadina e da tutta una serie di altre valli più piccole.
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Fino a un centinaio di anni fa i pendii scoscesi di questa zona erano completamente terrazzati, con muretti a secco e coltivati a vite. Come in Valtellina, ma si produceva vino per l’autoconsumo.
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Oggi la superficie coltivata a vite è molto ridotta. Ci sono solo due aziende vitivinicole. Io ho visitato la più piccola e, per me, più interessante. I loro vigneti sono distribuiti tra Pozzolo e Gaggio, due frazioni di Domaso. E coprono un’area di 3,5 ha.
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Mi ha dato il benvenuto l’elegante e affettuosa gatta del vigneto, Graziello. Insieme ai titolari.
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Emanuele Angelinetta, durante gli studi universitari di Ingegneria edile e Architettura, si è appassionato sempre più all’attività vitivinicola e ha deciso di farla diventare la sua professione.
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Eleonora, insieme a Emanuele, ha deciso di sposare anche il suo sogno.
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All’inizio, in questo progetto ci credevano solo loro due.
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Sono partiti nel 2008 dal vigneto di famiglia di Emanuele, il Mot, di soli 0,5 ha. Il papà e il nonno producevano vino per l’autoconsumo e ne vendevano l’eccedenza.
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A questo punto però serviva una cantina con certe caratteristiche per produrre un vino di qualità da mettere in commercio. Quella di famiglia, interrata, per l’Asl non era idonea.
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Emanuele ha contattato per telefono il proprietario di una cantina che rispondeva alle sue esigenze ed era quasi inutilizzata.
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L’accordo con il proprietario, il professor Leo Miglio, è stato di poter utilizzare la cantina se avesse adottato anche i vigneti della sua famiglia, che per impegni di lavoro in università non riusciva più a seguire, ma non voleva che andassero persi. E così è iniziato tutto.
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Sono andata a trovare Emanuele ed Eleonora durante la potatura invernale, si chiama a secco. Quando le viti sono completamente a riposo.
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La potatura viene effettuata seguendo il metodo appreso dai preparatori d’uva della Scuola Italiana di Potatura della Vite.
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Viene lasciato un solo ramo, il capofrutto, che poi sarà legato in orizzontale lungo i fili.
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Ma non c’è solo la potatura invernale…
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In primavera c’è la potatura verde, poi la cimatura sopra il filo, poi la sfemminellatura, la sfogliatura, il pallizzamento…
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In vigna c’è da fare tutto l’anno.
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Eleonora mi dice: «Amo soprattutto il lavoro in vigna, il contatto con le piante, assecondarne la forza e la tenacia le viti sono piante molto affascinanti e lottano costantemente per portare a maturazione i frutti».
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Tra la fine del 1700 e il 1800 gran parte dei vigneti della zona furono decimati dalla Fillossera (insetto parassita) e dalla Peronospora (malattia fungina). Entrambe di origine nordamericana.
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La vite americana è più resistente alla Fillossera che attacca l’apparato radicale della vite europea. Attualmente quindi, su piedi di viti con radice americana si innestano diverse specie di vite europea.
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I loro vitigni si dividono tra: Marzemino, Merlot, Sauvignon, Riesling Renano, Schiava e Verdese.
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Qui stavamo andando verso le vigne di Verdese, unico vitigno autoctono del Lago di Como. Loro sono gli unici a produrre un bianco da uve Verdese in purezza. Lavorandole con un processo di iperossidazione.
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Nel 2009 è nato il Consorzio dell’IGT Terre Lariane, l’Indicazione Geografica Tipica delle province di Como e Lecco. Tra i 7 soci fondatori ci sono anche Emanuele ed Eleonora con la loro cantina. Oggi conta 19 soci.
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La viticoltura sul lago di Como ha origini antiche, è stata portata dai Romani.
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I muretti a secco resistono da centinaia di anni in questi vigneti e li rendono straordinari.
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Ancora oggi il lavoro in vigna deve essere eseguito completamente a mano.
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Si parla di viticoltura eroica a causa della posizione dei vigneti sui ripidi pendii terrazzati e delle lavorazioni che questo richiede.
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I vini prodotti sul lago sono molto influenzati dal terroir. Il terreno è sabbioso, acido ed esposto a sud.
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Scaletta per passare da un livello all’altro dei vigneti terrazzati. Già solo spostarsi non è proprio agevole.
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In questi vigneti ogni tanto arrivano simpatici ospiti più o meno benvenuti: pecore, cervi e cinghiali. Fino a quando le piante sono ferme non causano danni…
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Ecco le viti già potate e legate.
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I rami potati vengono tagliati a pezzi piccoli e lasciati a terra.
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Per poter essere successivamente raggruppati con il rastrello. Verranno poi raccolti e trasportati a mano per essere ammucchiati e bruciati.
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A me quello laggiù sembra il mare! E c’è anche il ritratto del vento sugli alberi in fondo a destra.
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La coltivazione non è biologica perché richiederebbe troppi trattamenti durante la stagione estiva molto piovosa. Domaso è a un incrocio di vallate. Per fortuna ogni giorno sale dal lago un vento termico che si chiama Breva.
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Da quando parte la fogliazione verde vengono effettuati i trattamenti, 9 da inizio maggio ai primi di agosto. Col biologico ne occorrerebbero più di 20. Viene utilizzata in parte anche la lotta integrata.
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I filari delle loro vigne sono disposti a ritocchino: sulla montagna dall’alto in basso.
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Non viene effettuato diserbo. Quindi è necessario tagliare l’erba 4 o 5 volte all’anno. A mano. Sui pendii scoscesi…
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La terrazza con vista lago su cui vengono organizzate alcune degustazioni in estate. C’è anche un punto vendita e degustazione in un ambiente chiuso. Eleonora gestisce i rapporti con i clienti che spesso diventano amici.
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Ma ora visitiamo la cantina. Il piano terra è riservato all’acciaio. Nel piano interrato in sasso a vista con volte a botte avviene l’affinamento dei rossi.
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Emanuele, tra tutte le attività che questo lavoro necessita, predilige la parte di produzione e affinamento del vino.
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Durante gli studi universitari si è appassionato alla produzione del vino, seguiva quella familiare e ha fatto i corsi da sommelier.
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Le Cantine Angelinetta, questo è il nome della loro piccola realtà enologica professionale, si avvalgono della collaborazione di un enologo esterno che non lavora in esclusiva per loro.
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Producono 2 rossi, 2 bianchi e un rosato per un totale di circa 20.000 bottiglie l’anno. Si sta affinando in botte un bianco più corposo e complesso. Non è ancora in commercio.
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E nel 2020 arriveranno sul mercato le loro prime bollicine. Io le aspetto con trepidazione.
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Le loro botti provengono da due tonnellerie francesi (Borgogna e zona del Bordeaux) e da una italiana (Friuli).
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Un saluto all’Adda, un po’ offuscato dal fumo di un grande incendio.
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A Graziello equilibrista.
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E grazie a Emanuele ed Eleonora!
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